Quale tracce lasci nei social? Un’analisi sulla nostra privacy digitale

Il Prof.
3 min readJan 1, 2024

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Nel vasto mondo dei social media, spesso ci sentiamo al sicuro nell’esprimere liberamente i nostri pensieri, pubblicando foto e condividendo momenti della nostra vita. Tuttavia, quanto siamo consapevoli delle tracce digitali che lasciamo dietro di noi? Questo articolo esplorerà il lato tecnico della nostra presenza online, evidenziando come anche ciò che sembra effimero possa diventare un archivio permanente, a volte persino accessibile a estranei.

Spesso sottovalutiamo il significato di “pubblico” sui social media. Quando condividiamo foto, queste diventano accessibili a chiunque, anche oltre il nostro cerchio di amici. Questa apparente semplicità può avere conseguenze a lungo termine. Un aspetto spesso trascurato è la persistenza delle informazioni online. La Wayback Machine è solo uno degli strumenti che possono recuperare versioni archiviate di pagine web, incluso il nostro profilo sui social media. Ad esempio possiamo prendere la pagina di un personaggio famoso e visualizzare un articolo pubblicato tantissimo tempo fa. Questo articolo anche se oggi venisse cancellato sarà per sempre visibile nella wayback machine!

Pagina principale di fedezofficial risalente all’8 Marzo 2017

Oltre alla nostra percezione comune dei social media come luoghi di espressione personale, è fondamentale comprendere che queste piattaforme impiegano avanzate tecniche di analisi delle immagini. Uno degli aspetti più interessanti di questa analisi riguarda la creazione di descrizioni dettagliate per le immagini con lo scopo di migliorare l’accessibilità per gli utenti ipovedenti.

Quando carichiamo una foto su Facebook o Instagram, la piattaforma utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per interpretare il contenuto visivo. Questa interpretazione non è solo finalizzata a soddisfare la nostra curiosità o a migliorare le esperienze degli utenti, ma gioca un ruolo cruciale nell’accessibilità per coloro che dipendono da dispositivi di lettura schermo.

Come funziona: Quando carichiamo una foto, l’algoritmo identifica gli elementi principali, come persone, animali, oggetti, e contestualizza l’immagine. Le informazioni vengono poi inserite nell’attributo “alt” dell’immagine, una parte del codice che fornisce una descrizione testuale di ciò che appare nell’immagine. Ad esempio, se la foto ritrae un gruppo di bambini in un parco che giocano con gli animali, l’attributo “alt” potrebbe contenere una descrizione come “Bambini felici con un cane in un parco”.

L’impatto sulla privacy: È importante considerare come questa pratica, inizialmente finalizzata all’accessibilità, possa influire sulla nostra percezione di privacy. Le informazioni che condividiamo attraverso le immagini potrebbero non solo essere interpretate dalla nostra cerchia di amici, ma anche da algoritmi progettati per rendere il web più accessibile.

Attributo alt di una immagine che mostra un cane

Oltre alle piattaforme stesse, esistono strumenti automatizzati che possono analizzare e raccogliere dati dai social media. Infatti esistono innumerevoli tool che estraggono informazioni dalle pagine web e li filtrano.

E’ facile scrivere un programma che faccia lo scraping di una pagina facebook in maniera continua ed estragga automaticamente tutte le immagini che hanno parole chiavi nell’attributo alt.

Esempio di estrazione di immagini che nel tag alt contengono le parole gatto o cane

https://github.com/il-prof-f-a/facebook_scraper

In un’era in cui la privacy è spesso minacciata dalla nostra stessa attività online, è cruciale prendere consapevolezza delle tracce digitali che lasciamo. Quello che pubblichiamo oggi potrebbe diventare un elemento di indagine domani. Siamo davvero consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni digitali?

Prima di condividere la prossima foto o stato, fermiamoci un attimo a riflettere sulle possibili implicazioni. La consapevolezza digitale è la chiave per proteggere la nostra privacy online.

Condividi questo articolo con i tuoi amici per diffondere la consapevolezza.

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Il Prof.

Sono un insegnante e esperto di sicurezza informatica. La mia missione è analizzare le vulnerabilità digitali per promuovere consapevolezza!